Prostatite: sintomi, cura e prevenzione dell'infiammazione della prostata

Prostatite: sintomi, cura e prevenzione dell'infiammazione della prostata

Prostatite cronica e acuta

La prostatite è il processo infiammatorio della prostata ghiandola posta sotto la vescica, generalmente ad eziologia batterica da microorganismi Gram-negativi come Escherichia coli, Enterobacter, Klebsiella, Proteus, in altri casi causata da virus o funghi. La prostatite batterica può essere acuta o cronica, esistono però anche altri tipi di prostatite per le quali spesso non si conosce la causa come la prostatite abatterica cronica, la prostatite cronica e la sindrome cronica dolorosa del pavimento pelvico. Alcune volte la prostatite decorre asintomatica.

La prostata è una ghiandola è deputata alla produzione del secreto prostatico che fuoriesce durante l’eiaculazione, prima nell’uretra per poi mescolarsi con gli spermatozoi e dare origine al liquido seminale.

Numerosi processi flogistici, acuti o cronici, possono interessare tale ghiandola, provocando malattie infiammatorie della prostata, le prostatiti appunto, che prevalentemente colpiscono gli uomini tra i 20 e i 50 anni di età. Il processo infiammatorio può localizzarsi principalmente nella ghiandola prostatica o estendersi ai dotti eiaculatori, quindi all’epididimo, generando infiammazioni come l’orchite e giungere alle vescicole seminali, provocando processi flogistici più estesi che vengono denominati prostato vescicolite.

Questa condizione patologica può creare una sindrome dolorosa del pavimento pelvico con sintomatologia più varia. Spesso è correlata a disturbi proctologici, come crisi emorroidarie, presenza di fistole o ragadi perianali, che possono essere alla base di una congestione pelvica e a seguire di un’infiammazione cronica.

sintomi prostatite cronica e acuta

Prostatite: Sintomi

I sintomi più frequenti nella prostatite sono:

  • difficoltà minzionale, con un aumento del tempo di attesa minzionale;
  • presenza di bruciore alla minzione
  • comparsa di eiaculazione precoce, talvolta associata a disfunzione erettiva parziale o completa, con disturbi minzionali come urgenza nell’andare in bagno e necessità di alzarsi di notte, denominata nicturia.

Il dolore o il senso di peso gravativo per lo più riferito alla regione perineale, ossia una zona che va dall’ano allo scroto e al pene, è la sintomatologia della prostatite più frequente.

In casi particolari vi possono essere delle perdite, o meglio delle secrezioni di liquido dal pene. L’insorgenza dei sintomi non è quasi mai acuta, più di frequente, insorge lentamente e può durare anche anni.

Le prostatiti croniche possono anche decorrere silenti e risentono moltissimo della presenza di patologia cronica distrettuale e delle abitudini alimentari. Tra i sintomi della prostatite cronica, l’episodio che porta a consultare il medico specialista spesso è la presenza di sangue nello sperma, denominata emospermiaCome sempre, la presenza di sangue costituisce un episodio di grande allarme per il paziente e lo avvicina alla consulenza che altrimenti non avrebbe mai fatto.

Prostatite batterica o abatterica: la diagnosi

La diagnosi di una prostatite viene posta sempre in base ai sintomi lamentati dal paziente, che emergono dopo una corretta anamnesi. È fondamentale eseguire una valutazione della prostata tramite la visita rettale, che potrà evidenziare una ghiandola aumentata di volume, dolente alla palpazione e che induce un violento stimolo urinario o dolore più o meno intenso.

È utile associare una indagine della prostata ecografico transettale, che può aiutare nella valutazione del decorso di guarigione, evidenziando la presenza di eventuali calcificazioni in ambito del parenchima ghiandolare.

Questi esami vanno integrati con esami colturali come l’urinocoltura la spermiocoltura, la VES e PCR, che possono dare indicazioni su prostatiti di tipo batterica o abatterica, di fondamentale interesse per la tipologia delle cure che dovranno seguire.

Qualora si tratti di prostatite batterica bisognerà, secondo protocolli specifici, assumere antibiotici idonei per tempi prolungati (anche due o tre settimane). Questo per evitare il rischio di cronicizzazione della malattia, che evolve sempre in alterazioni permanenti della ghiandola prostatica. Raramente, ma in casi cronici, si possono creare degli ascessi prostatici che sono di difficile approccio terapeutico, assai rischiosi e necessitano, in casi estremi, di drenaggio chirurgico.

Altri presidi non farmacologici sono i semicupi, che aiutano a rilasciare i muscoli del perineo, il massaggio prostatico eseguito periodicamente dal medico, l’adozione di tecniche di rilassamento per ridurre lo spasmo della muscolatura del pavimento pelvico, che ingenera dolore.

Mentre, dal punto di vista farmacologico, nelle prostatiti abatteriche si associano antidolorifici, antinfiammatori per il dolore e possono essere utili anche farmaci alfa litici per rilasciare la muscolatura pelvica e vescicale.

Come prevenire l’infiammazione della prostata

La prevenzione nella prostatite è fondamentale, perché la recidiva è quasi inevitabile, se non si cambia lo stile di vita. In ogni caso, non si rimuovono le condizioni che hanno permesso l’insorgenza della prostatite. Sembrerebbe che la prostata, una volta ammalata, abbia una probabilità di ammalarsi superiore rispetto al pregresso.

Bisogna quindi evitare sostanze che irritano la vescica, come gli alcolici, la caffeina, i cibi acidi e gli alimenti speziati. È utile bere molta acqua perché aiuta ad eliminare con le urine i batteri. Si raccomanda quindi di rivolgersi allo specialista urologo o andrologo, ogni qualvolta si noti sangue nell’urina o nello sperma, un dolore importante nella regione genitale o la sensazione di peso gravativo accompagnato o meno a disturbi minzionali sessuali, a febbre e brividi, che sono sintomi di una prostatite in atto. Tutto ciò per evitare la cronicizzazione o complicazioni permanenti.

Cura della prostatite

Tradizionalmente la terapia di questa sindrome è basata sull’utilizzo di antibiotici specifici, antinfiammatori associati o meno ad alpha-bloccanti. Altre terapie di seconda linea sono state impiegate, con risultati discutibili.

Le onde d’urto hanno due caratteristiche principali, ovvero si propagano in un mezzo liquido (1500m/sec nell’acqua) o gassoso (nell’aria) o solido, compatto (i tessuti del corpo umano) e trasportano una notevole quantità di energia.

Vengono prodotte da un manipolo che viene poggiato in regione perineale ovvero tra i testicoli e la regione anale e trasmettono l’energia in un punto del corpo ben localizzato. L’energia viene scaricata solo nell’area mirata senza coinvolgere i tessuti vicini. Il meccanismo d’azione biologica non è ancora ben chiaro. Si pensa che le cellule del tessuto, interessate dalle onde d’urto, vengano compresse, per l’aumento della pressione positiva derivante dall’energia trasportata dall’onda d’urto e poi successivamente si espandano per le intrinseche proprietà di tensione, come un pallone gonfiato ovvero immagazzinano energia per poi restituirla. Questa reazione crea delle microscopiche bolle, che inducono uno stress, con una apertura della membrana delle cellule che permette il rilascio di fattori angiogenetici.

La terapia con onde d’urto a bassa intensità è stata applicata al trattamento delle prostatiti croniche poiché induce un aumento della vascolarizzazione, una interruzione degli impulsi nervosi dolorifici ed una riduzione del tono muscolare passivo.  Studi recentemente pubblicati dimostrano che circa l’80% dei pazienti con prostatite cronica non responsiva a terapia antibiotica o antinfiammatoria  a 4 settimane dalla terapia con onde d’urto a bassa intensità ha avuto un beneficio stabile nel tempo.

 

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