Tumore del pene
La grande maggioranza dei tumori del pene sono carcinomi a cellule squamose o spinocellulare, mentre tra le altre forme meno comuni ci sono il carcinoma a piccole cellule e il melanoma del pene.
Il carcinoma a cellule squamose del pene è un tumore raro in Europa, con meno dello 0,5% di incidenza di tutte le neoplasie maligne. Gli altri tipi di tumori del pene sono ancora più rari e difficilmente vengono descritti nella pratica clinica del mondo occidentale. L’incidenza è invece più alta nei Paesi in via di sviluppo, in correlazione ad una più elevata esposizione ai fattori di rischio.
L’età media di insorgenza della neoplasia è di circa 55-60 anni nei Paesi industrializzati, mentre di abbassa nei Paesi socio-economicamente meno sviluppati.
Il cancro del pene interessa principalmente l’età adulta con picco di incidenza intorno alla sesta decade di vita.
Principali fattori di rischio del carcinoma del pene
E' importante porre attenzione ad un corretto stile di vita sessuale e ad un’adeguata igiene genitale.
La fimosi, le infezioni (in particolare quella da Papilloma Virus – HPV) e i trattamenti ripetuti per alcune affezioni dermatologiche (come la psoriasi del pene e psoriasi del glande) sono comuni fattori di rischio per il tumore del pene così come il fumo di sigaretta e i rapporti (non protetti) con numerosi partner.
Il principale fattore di rischio come già detto è rappresentato dall'infezione da HPV (Human papilloma virus) che si contrae per contatto diretto sessuale fra genitali, cavo orale e canale anale sia omo che etero sessuale. In più del 30% dei pazienti con tumore del pene, è presente l’infezione da HPV, virus noto per essere legato al tumore della cervice uterina, della vulva, dell'ano, del cavo orale e della gola e di recente messo anche in relazione ai tumori del pene. Una vita sessuale con molti partner, una storia di condilomi, sono associati a un rischio 5 volte maggiore di sviluppare una neoplasia del pene. Utile la vaccinazione contro il papillomavirus, che in Italia viene somministrata gratuitamente sia alle ragazze che ai ragazzi in epoca peri puberale.
La pratica della circoncisione neonatale proposta in varie nazioni sembrerebbe ridurre la trasmissione dell’HPV e di conseguenza l'incidenza del tumore del pene nel maschio e della cervice uterina nelle donne. La comparsa di cancro cervicale in una donna non si associa necessariamente a un aumento dell'incidenza del tumore del pene nel partner sessuale.
Prevenzione
Per ridurre il rischio di sviluppo di un tumore del pene è importante perseguire una buona igiene degli organi genitali in prima istanza ed evitare comportamenti sessuali che aumentano il rischio di contrarre infezioni da HPV. Non ci sono studi clinici definitivi che dimostrino come la vaccinazione contro il papillomavirus possa ridurre l’incidenza del tumore del pene.
La circoncisione, come su detto, che consiste nella rimozione del prepuzio, se eseguita precocemente riduce di 3-5 volte l'incidenza del tumore del pene.
Diagnosi
Riconoscere la comparsa di alterazioni a carico del glande o del prepuzio permette una diagnosi precoce di neoplasia. Esistono, infatti, numerose condizioni che vengono ritenute come precursori del tumore del pene quali il lichen sclero atrofico, la condilomatosi gigante, la malattia di Bowen di più larga diffusione.
Fino al 95% dei casi, la neoplasia appartiene alla variante squamosa. Le varianti istologiche possono avere diversa valenza prognostica in quanto dotate di maggiore aggressività locale o potenziale metastatico per via linfatica o ematica.
Una corretta diagnosi poggia su un attento esame obiettivo.
Le indagini strumentali utili ai fini diagnostici e di stadiazione sono l’ecodoppler penieno e la risonanza magnetica con test farmacodinamico, per valutare un’eventuale infiltrazione dei corpi cavernosi. La TC TB con mezzo di contrasto è necessaria ed indicata per escludere l’eventuale interessamento di organi sovra diaframmatici.
Trattamento
Il trattamento della neoplasia peniena ha come scopo principale quello di rimuovere la malattia e ottenere un accettabile risultato funzionale senza compromissione della radicalità oncologica.
La terapia locale mediante applicazione di farmaci chemioterapici quali imiquimod o 5-fluorouracile può essere la prima scelta nei casi di carcinoma in situ (CIS), eritroplasia di Queyrat e malattia di Bowen; la circoncisione, con eventuale escissione di lesione del glande, può essere necessaria in base all’estensione della neoplasia.
Nelle forme localizzate, denominate in situ o con acronimo CIS, le opzioni chirurgiche sono rappresentate dal “glans resurfacing” e dalla tecnica microchirurgica di Mohs.
La prima opzione consiste nell’asportazione del tessuto epiteliale e del suo strato superficiale dal tessuto spugnoso sottostante; il glande viene completamente denudato o meglio decorticato e bioptizzato per escludere una estensione tumorale. Successivamente, si utilizza un innesto cutaneo per coprire il glande a fini estetici o si può aspettare la guarigione spontanea denominata per seconda intenzione.
La tecnica secondo Mohs, prevede l’escissione di strati di tessuto assai sottili con analisi microscopica della superficie posteriore di ogni strato per escludere la presenza di cellule tumorali limitando la quantità di tessuto da asportare, aumentando la sicurezza dei margini di escissione esenti da neoplasia. In entrambi i casi è importante eseguire controlli periodici frequenti per il monitoraggio della situazione locale.
Nei tumori del glande e in caso di forme poco invasive e localizzate di tumore maligno del glande esteso al corpo spongioso del glande, il trattamento è rappresentato dalla glandulectomia.
Il coinvolgimento dei corpi cavernosi rende necessaria, laddove possibile, una chirurgia estetica (penectomia) subtotale o totale, a seconda del livello di infiltrazione del tumore.
Non meno importante è il trattamento dei linfonodi loco-regionali (inguinali), in quanto il loro coinvolgimento aumenta la possibilità di recidiva e riduce le probabilità di sopravvivenza del paziente.
Tumore del testicolo
I testicoli sono gli organi maschili preposti alla produzione di spermatozoi e con specifica attività endocrina. Il tumore del testicolo è una neoplasia relativamente rara, ma la più frequente nei giovani.
La neoplasia del testicolo rappresenta l’1-1,5% di tutti i tumori diagnosticati nella popolazione maschile.
Il tumore del testicolo è più diffuso nella fascia di età inferiore ai 50 anni, con due picchi di incidenza nella terza decade e nella quarta decade.
Il tumore del testicolo ha un altissimo tasso di guarigione (seminoma classico) grazie alla diagnosi precoce e all’elevata risposta alla radioterapia e chemioterapia: il 95% delle neoplasie testicolari in stadio localizzato e l’85-90% delle neoplasie in stadio avanzato risultano curabili.
La maggior parte dei tumori germinali sono di tipo “misto”, ossia con caratteristiche istologiche comuni sia ai tumori definiti istologicamente seminomatosi che a quelli non seminomatosi.
I tumori non germinali del testicolo costituiscono un variegato gruppo di neoplasie rare di derivazione dal tessuto connettivo, linfatico e endocrino. Altri tipi di tumori non germinali del testicolo, rarissimi, sono il gonadoblastoma, adenocarcinoma della rete testis, neoplasie mesenchimali, tumore da residui surrenalici.
Fattori di rischio
I principali fattori di rischio di questo tumore sono:
- il criptorchidismo, cioè la mancata discesa nello scroto del testicolo alla nascita o entro il 3° anno di vita; il rischio rimane anche se il difetto è stato ridotto chirurgicamente
- lo sviluppo anormale del testicolo quali la sindrome di Klinefelter
- la familiarità, presenza di casi in famiglia di tumore al testicolo
- l’età, colpisce soprattutto i giovani, in particolare tra i 15 e i 40 anni.
Diagnosi
La diagnosi di tumore del testicolo necessita di una accurata valutazione specialistica, il ricorso ad esami di laboratorio e indagini di imaging di primo e secondo livello.
Purtroppo, il tumore del testicolo tende ad essere asintomatico negli stadi iniziali, pertanto il più delle volte la diagnosi è incidentale. Questa è di per sé una giusta motivazione ad eseguire almeno annualmente un controllo medico andrologico.
Una volta posto il sospetto clinico di neoplasia testicolare, si ricorre alle indagini di laboratorio con marcatori come α-fetoproteina, β-HCG e LDH, dosabili mediante un semplice prelievo ematico; sono utili sia per la conferma di un sospetto di neoplasia, sia nel follow-up post-operatorio in caso di intervento di asportazione della neoplasia, per valutare la risposta alla terapia medica e chirurgica.
L’ecografia testicolare, eseguita con sonda ecografica lineare di superfice, ha una sensibilità prossima al 100% nella diagnosi delle neoplasie testicolari anche per il contemporaneo ricorso al color doppler e permette di identificare anche le neoformazioni non apprezzabili alla palpazione.
La TC total-body deve essere eseguita prima dell’intervento utile ai fini della stadiazione sistemica, in quanto offre la possibilità di studiare nel dettaglio tutti i compartimenti corporei come cranio, torace ed addome e individuare eventuali lesioni ripetitive. Utile inoltre per valutare la risposta alle terapie mediche, oncologiche e chirurgiche successive.
Terapia
La terapia è in prima istanza chirurgica e prevede un’incisione inguinale con esteriorizzazione del testicolo ed esplorazione dello stesso e del funicolo spermatico. La chemio e la radioterapia non trovano indicazione come terapia di I linea e vengono utilizzate a completamento terapeutico, nella profilassi delle recidive e nel trattamento sistemico in caso di recidiva a giudizio oncologico specialistico.
La molteplicità degli eventi che possono insorgere nelle diverse decadi di vita di un uomo, impongono un periodico controllo specialistico andrologico (almeno annuale) e il ricorso allo specialista ogni qual volta si avvertano o identifichino segni corporei a carico dei genitali non usuali. Una precoce diagnosi può essere la soluzione definitiva anche a problemi seri.
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