La disfunzione erettile e il tumore alla prostata
A tutti gli uomini può capitare di non riuscire ad avere una valida e persistente erezione. Quando la disfunzione erettile diviene costante o persistente è un problema coinvolgente. Risulta poco frequente al di sotto dei 40 anni di età, ma l’incidenza aumenta rapidamente al punto che il 60-70% degli uomini over 70 presenta problemi di potenza sessuale. Questo aumento è imputabile a disturbi vascolari, a una microangiopatia, e si verifica con forte anticipo negli uomini con diabete mellito se non compensato. La disfunzione erettiva D.E. si presenta quasi costantemente dopo interventi chirurgici per neoplasia prostatica maligna.
Affrontare la realtà del cancro alla prostata comporta la presa in considerazione della probabile insorgenza della disfunzione erettile (D.E.).
Dopo un esame annuale di routine sia fisico che del sangue, con l’antigene prostatico (PSA), si viene a conoscenza che si è affetti da un tumore. La reazione immediata dopo l’inevitabile depressione è quella di fare di tutto per salvare la vita e di lottare per sconfiggere il cancro. Però qualunque trattamento chirurgico o alternativo può privare della capacità di ottenere una erezione. Dopo che la minaccia del cancro è superata, si torna alla vita quotidiana e ci si confronta con le prestazioni sessuali che improvvisamente creeranno un disturbo relazionale e psico-affettivo. Affrontare la D.E. a causa degli esiti della chirurgia o terapia del cancro alla prostata può essere devastante, ma esiste una riabilitazione delle funzioni sessuali di sicuro successo dopo il trattamento di cancro alla prostata.
Analizziamo il trattamento della disfunzione erettile dopo il tumore alla prostata e i rimedi possibili.
L’impianto delle protesi del pene
In alcuni casi, dopo una prostatectomia radicale, come detto non torneranno le funzioni erettili. In tali situazioni c’è da valutare la possibilità di un impianto con protesi del pene al fine di ottenere una soluzione definitiva alla disfunzione erettiva iatrogena. Un impianto protesico è un’opzione rapida non associata a particolari complicazioni, con tasso di soddisfazione molto alto se eseguito da chirurghi andrologi impiantatori qualificati in chirurgia d’impianto del pene.
Quando è necessaria una protesi peniena
Quando i trattamenti farmacologici non hanno effetto. Ciò accade quando non vi è una funzionalità residua dei tessuti interni al pene, se i corpi cavernosi o i collegamenti neurologici tra cervello e pene hanno danni permanenti, conseguenti ad esempio a interventi chirurgici.
Se mancano una o entrambe queste condizioni (in genere, si parla di persone affette da malattie multi-compartimentali come il diabete, o con più fattori di rischio per la funzione sessuale, come l’ipertensione, i forti fumatori con vasculopatia, pazienti con quadri severi di dislipemia) la terapia richiede approcci differenti. Se la terapia medica orale non funziona, se l’approccio con iniezioni peniene di farmaci vasoattivi non dà i risultati attesi o risulta mal tollerato o accettato, non si tratta di abbandonare l’idea di una soluzione del problema, bensì di valutare accuratamente una nuova prospettiva, in accordo con il proprio andrologo. Oggi con la protesi peniena si può affermare che il 100% dei disturbi di erezione può avere una soluzione definitiva. Purtroppo molti uomini non sono a conoscenza dell’esistenza delle protesi peniene, unitamente a molti medici di medicina generale, e questo li priva della possibilità di un’opzione terapeutica importante per la salute sessuale della coppia.
Tipologie di Protesi peniene
Le protesi del pene sono costituite da due cilindri, posizionati nei “corpi cavernosi” atti a sostenere il pene. Esistono in commercio due tipi di protesi ovvero le “non idrauliche” e le “idrauliche”.
Le Protesi peniene non idrauliche
Le prime sono definite come malleabili, costituite da due cilindri che producono un’erezione di rigidità adatta alla penetrazione, ma tale da permettere anche la flessione del pene per essere riposto nell’intimo maschile. Le protesi peniene non idrauliche, dette anche “soffici”, avendo un diametro ridotto (10mm), possono essere impiantate attraverso una singola dilatazione cavernosa, con risparmio del tessuto erettile periferico e preservando la possibile erezione residua complementare. Quest’ultima, associata alla rigidità dei cilindri protesici, garantisce una buona penetrazione. Nei pazienti affetti anche da Induratio Penis Plastica consentono un efficace raddrizzamento, realizzando un “allungamento” del lato affetto dalla patologia indurativa. Garantiscono, inoltre, un costante allungamento penieno, tale da prevenire la possibile recidiva del recurvatum e l’accorciamento futuro, legati alla progressione della malattia stessa.
Le Protesi peniene idrauliche
Per sopperire agli indubbi svantaggi delle protesi malleabili, si preferisce comunque impiantare le protesi idrauliche, che sono ormai le più usate, in quanto raggiungono per il paziente la maggiore soddisfazione. Questo tipo di protesi possono essere bi e tricomponenti.
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Le protesi bicomponenti sono composte da due cilindri gonfiabili posizionati all’interno dei due corpi cavernosi e da una pompa–serbatoio sistemata nello scroto.
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Le protesi tricomponenti hanno anche un serbatoio, detta anche pompetta per erezione, che si posiziona nell’addome, usualmente nello spazio pre-vescicale. Queste ultime sono da preferirsi poiché conferiscono il miglior risultato dal punto di vista sia estetico che funzionale, offrendo una perfetta dissimulazione in tutte le condizioni fisiologiche in cui si trova il pene. L’impianto avviene attraverso una piccola incisione scrotale o mininvasiva sovrapubica ed è perfettamente occultata. invisibile.
Nelle protesi idrauliche, siano esse bi o tricomponenti, l’erezione meccanica avviene mediante l’attivazione della pompetta idraulica peniena, posta nello scroto. Questa convoglia il liquido (soluzione fisiologica) dal serbatoio nei cilindri posti nei due corpi cavernosi, che si irrigidiscono e rimangono in rigidità fino alla loro detumescenza, che si ottiene schiacciando un micro sensore posizionato sulla pompa stessa.
L’intervento di chirurgia protesica
Il successo chirurgico in caso di impianto protesico è superiore al 90%, se ben condotto. Ha bisogno della necessaria esperienza e va sempre eseguito in mani esperte da medici con pluriennale esperienza di impianti.
I materiali con cui le protesi sono realizzate sono biocompatibili e non vi è il rischio di rigetto, se non in casi veramente sporadici. Le numerose casistiche mondiali parlano di un elevato grado di soddisfazione sia degli uomini che si sono sottoposti a questa chirurgia, che delle loro compagne.
La chirurgia protesica è una chirurgia che necessita di una grande esperienza e l'intervento di impianto di protesi peniene deve essere eseguito esclusivamente da specialisti dedicati alla branca medica dell’Andrologia, con pluriennale esperienza e in strutture idonee che rispettino tutti i criteri e le normative che l’implantologia protesica richiede.
L’intervento chirurgico di protesi peniena tecnicamente non è impegnativo per il paziente, è condotto in anestesia generale e necessita di una notte di degenza. Il tempo medio di un impianto in mani esperte è di circa 30 minuti.
Solitamente si attende il giorno successivo per rimuovere il catetere urinario ed eseguire la medicazione. Mediamente si consigliano tre giorni di riposo, prima di riprendere le attività usuali, evitando di eseguire sforzi di qualunque entità per almeno tre settimane. I rapporti sessuali potranno essere ripresi dopo 30-40 giorni. Nel post-operatorio vi può essere modesta dolenzia del pene che regredisce rapidamente. Le complicanze principali a seguito dell'intervento di protesi peniena sono: la possibile insorgenza di ematoma o ecchimosi, che regrediscono spontaneamente, le infezioni, i guasti meccanici, il malfunzionamento, l’aneiaculazione, i disturbi di sensibilità e la lussazione dei componenti. Tutto ciò ha una incidenza veramente bassa in termini statistici.
Attualmente l’impianto protesico penieno è il gold standard in tutti i pazienti non responsivi alle note terapie orali e farmacoriabilitative, con risultati ottimi in termini di soddisfazione; dunque, rappresenta una valida scelta terapeutica nei casi con corretta indicazione.
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