La prostata è una ghiandola, parte integrante dell’apparato urogenitale maschile, a forma di castagna, posizionata davanti al retto con cui è in intimo contatto, tra vescica e uretra, deputata alla produzione del secreto prostatico emesso durante l’eiaculazione, prima nell’uretra, per poi mescolarsi con gli spermatozoi e dare origine al liquido seminale. Processi flogistici infiammatori, acuti o cronici, possono interessare la ghiandola prostatica, generando malattie infiammatorie della prostata che prevalentemente colpiscono gli uomini tra i 20 e i cinquant’anni di età. E’una malattia molto frequente, infatti interessa dal 35 al 50% degli uomini secondo vari studi internazionali e colpisce, secondo le statistiche Europee, il 5-10% degli uomini in età fertile. E’una patologia così invalidante per coloro che ne risultano affetti, in quanto altera la sfera genito urinaria, emotiva, sessuale , la fertilità, l’umore e la qualità di vita peggiora significativamente. Di recente oggetto di ricerche scientifiche approfondite, in quanto sia le Società Farmaceutiche che gli Urologi sono sempre più coinvolti nella diagnosi e cura delle patologie prostatiche cosiddette maggiori, unitamente all’ipertrofia benigna (IPB) ed il cancro.
Si dividono in Prostatiti acute batteriche e prostatiti croniche batteriche, queste ultime non molto comuni. Esiste un quadro di prostatite infiammatoria sintomatica e prostatiti croniche con decorso subdolo, che inducono una sindrome del dolore pelvico cronico. Il processo infiammatorio, può localizzarsi principalmente nella ghiandola prostatica o estendersi ai dotti eiaculatori, quindi all’epididimo, ingenerando infiammazioni come l’orchite e giungere alle vescicole seminali, provocando processi flogistici più estesi che vengono denominati prostato vescicoliti. Questa condizione patologica può ingenerare una sindrome dolorosa del pavimento pelvico con sintomatologia la più varia, quella oggi viene chiamata in maniera più precisa sindrome cronica dolorosa del pavimento pelvico o CPPS (Chronic Pelvic Pain Syndrome).
Patologie correlate
Spesso è correlata a patologie concomitanti, come disturbi proctologici, crisi emorroidarie, presenza di fistole o ragadi perianali, che possono essere alla base di una congestione pelvica cronica con conseguente insorgenza di una prostatite cronica. I sintomi più frequenti nella prostatite sono la difficoltà minzionale, con un aumento del tempo di attesa, la presenza di bruciore alla minzione, la comparsa di eiaculazione precoce, talvolta associata a disfunzione erettiva parziale o completa, con disturbi minzionali come urgenza nell’andare in bagno e necessità di alzarsi di notte, denominata nicturia. Il dolore per lo più riferito alla regione perineale, ossia una zona che va dall’ano allo scroto e al pene, è la sintomatologia più frequente. In casi particolari vi possono essere delle perdite o meglio delle secrezioni di liquido dal pene. L’insorgenza dei sintomi non è quasi mai acuta, più di frequente, insorge lentamente e può durare anche anni. Le prostatiti croniche possono anche decorrere silenti e risentono moltissimo della presenza di patologia cronica distrettuale e delle abitudini alimentari
Quando consultare l'andrologo?
L’episodio che porta a consultare il medico specialista spesso è la presenza di sangue nello sperma, denominata emospermia. Come sempre la presenza di sangue costituisce un episodio di grande allarme per il paziente e lo avvicina alla consulenza che altrimenti non avrebbe mai fatto, anche per non corretta educazione sanitaria. La diagnosi di una prostatite viene posta sempre in base ai sintomi lamentati dal paziente, che emergono dopo una corretta anamnesi. È fondamentale eseguire una valutazione della prostata tramite la visita con esplorazione rettale, che potrà evidenziare una ghiandola aumentata di volume, dolente per lo più alla palpazione e che induce un violento stimolo urinario o dolore più o meno intenso. È utile associare una indagine della prostata ecografico transrettale che può aiutare nella valutazione del decorso di guarigione evidenziando la presenza di eventuali calcificazioni in ambito del parenchima ghiandolare ed escludere concomitanti infezioni urinarie. Questi esami vanno integrati con esami colturali come l’urinocoltura la spermiocoltura, la VES e PCR, test al PSA, che possono dare indicazioni su prostatiti di tipo batterico o abatterica quindi, fondamentale per la tipologia delle cure che dovranno seguire. Qualora si tratti di prostatite batterica, bisognerà secondo protocolli specifici, assumere antibiotici idonei, per tempi prolungati, anche due o tre settimane, questo per evitare il rischio di cronicizzazione della malattia che crea alterazioni permanenti della ghiandola prostatica. Raramente, ma in casi cronici, si possono creare degli ascessi prostatici che sono di difficile approccio terapeutico, assai rischiosi e necessitano di drenaggio chirurgico. Altri presidi non farmacologici possono essere i semicupi, che aiutano a rilasciare i muscoli del perineo unitamente al massaggio prostatico eseguito periodicamente dal medico, l’adozione di tecniche di rilassamento per ridurre lo spasmo della muscolatura del pavimento pelvico, che ingenera dolore, mentre dal punto di vista farmacologico nelle prostatiti abatteriche si associano antidolorifici, antinfiammatori per il dolore e possono così essere utili anche farmaci alfa litici per rilasciare la muscolatura pelvica e vescicale. La prevenzione nella prostatite è, fondamentale, perché la recidiva è praticamente quasi inevitabile se non si cambia lo stile di vita e comunque si rimuovono le condizioni che hanno permesso l’insorgenza della prostatite.
Come mantenere una buona salute della prostata?
Per mantenere una buona salute della prostata, consiglio sempre ai miei pazienti di effettuare una costante attività fisica, una dieta a base di antiossidanti, integratori naturali, bere più di un litro di acqua al giorno. In questa maniera l’urina sarà più diluita meno acida ed il suo effetto irritante su eventuali tessuti infiammati sarà minore.
Alcuni cibi apparentemente innocui come pomodori, uva, peperoni, agrumi in genere, aceto ecc. producono un’acidificazione delle urine e possono indurre sintomi irritativi a carico del collo vescicale ma soprattutto uretrali.
Sostanze notoriamente e chiaramente irritanti, come il pepe, il peperoncino, gli alcolici e super alcolici in genere il caffè forte o in quantità esagerata, possono aumentare i sintomi disurici.
Sembrerebbe inoltre che la prostata, una volta ammalata abbia una probabilità di ammalarsi superiore rispetto al passato. Bisogna quindi evitare sostanze che irritano la vescica, come quelli sopra descritti.
La terapia per la cura delle prostatiti non è sempre semplice. Il più delle volte la malattia richiede un trattamento farmacologico anche prolungato per settimane e mesi, legato al fatto che i farmaci mostrano considerevoli difficoltà nel penetrare profondamente nel tessuto prostatico.
Il trattamento, con antibiotici va riservato esclusivamente a casi documentati di prostatite batterica sia acuta che cronica.
In questi casi la durata terapeutica si protrae per diverse settimane
I FANS , anti infiammatori non steroidei sono di aiuto in caso di prostatite con evidente sintomatologia dolorosa pelvico perineale che la malattia può causare.
Il ricorso all'uso di farmaci alfa bloccanti permette di ottenere un rilassamento del perineo agendo sulla muscolatura del collo vescicale.
In casi selezionati con quadri di prostatite cronica calcifica recidivanti la terapia con onde d'urto a bassa intensità è stata applicata al trattamento delle prostatiti croniche poiché induce un aumento della vascolarizzazione, un decremento dei segnali antinfiammatori, una interruzione degli impulsi neuromodulati nella via del dolore con sensibile riduzione del tono muscolare passivo.
Si raccomanda quindi di rivolgersi allo specialista urologo o andrologo, ogni qualvolta si noti sangue nell’urina o nello sperma, vi sia un dolore importante nella regione genitale, accompagnato o meno a febbre e brividi che sono segni e sintomi di una prostatite in atto, questo per evitare la cronicizzazione o complicazioni permanenti.