Le terapie per la incontinenza urinaria maschile sono diverse, mediche o chirurgiche a seconda del tipo di incontinenza.
Un primo approccio può essere la riabilitazione unitamente o meno al supporto farmacologico.
Terapia Medica
Da molti anni si usano con discreto successo alcuni farmaci che appartengono alla famiglia degli “antimuscarinici o anticolinergici”. Questi medicinali agiscono sulla vescica riducendo la quantità delle contrazioni in momenti non opportuni, ma anche riducendo la sensibilità per volumi di urina bassi.
Gli obiettivi che si prefiggono sono:
- una riduzione o la scomparsa della incontinenza da urgenza;
- un aumento della capacità della vescica di trattenere le urine e quindi un aumento degli intervalli tra uno stimolo urinario e l’altro.
Terapia Chirurgica
L’obbiettivo della terapia chirurgica è generalmente volto al recupero della funzione sfinterica dell’uretra e di conseguenza, al ripristino della continenza urinaria in concomitanza di un aumento della pressione intra-addominale (colpo di tosse, sollevamento di un peso o anche il semplice passaggio alla posizione eretta. Non si rivolge alla correzione del malfunzionamento della vescica bensì solo a quello dell’uretra, che costituisce quindi la sua indicazione.
Alcuni casi di iperattività della vescica possono, peraltro, in caso di assenza di risposta al trattamento riabilitativo-farmacologico, essere oggetto di un trattamento chirurgico che costituisce una categoria a parte, la neuromodulazione sacrale.
Il quando intervenire e la tipologia di intervento da eseguire variano quindi da caso a caso. Ma in questo non ci si improvvisa, esistono infatti le linee guida internazionali che possono indicare una soluzione chirurgica nei soggetti che non rispondono alla terapia riabilitativa e/o farmacologica.
Interventi per il difetto dello sfintere uretrale
In caso di difetti dello sfintere uretrale, l’intervento chirurgico è finalizzato al recupero delle resistenze uretrali.
Questo obiettivo è raggiungibile mediante l’impiego di tecniche mini-invasive endoscopiche, che prevedono l’infiltrazione peri-uretrale di sostanze che creano una ostruzione meccanica. Ne risulta un incremento della capacità dell’uretra di opporsi alle perdite di urina.
Il limite di tali terapie è che vanno sistematicamente ripetute.
Una maggiore durata dei risultati rispetto alle infiltrazioni, ma a prezzo di una maggiore invasività chirurgica, è anche data dalla chirurgia che prevede il posizionamento di sling, o benderelle, che vengono inserite dietro e sotto l’uretra con azione di compressione sulla stessa e quindi di ostacolo alla fuoriuscita di urina. Anche questo tipo di chirurgia è tuttora in fase di valutazione.
In caso di incontinenze gravi è possibile prendere in considerazione l’impianto di uno sfintere artificiale.
È un meccanismo protesico in grado di consentire al paziente il ripristino della continenza. Lo sfintere artificiale è costituito da una cuffia posizionata attorno all’uretra bulbare, da un serbatoio localizzato in prossimità della parete laterale della vescica ed infine da una pompa che viene posizionata nell’emiscroto. L’intervento prevede l’inserimento di una cuffia attorno all’uretra mediante un’incisione unica chirurgica del perineo o scrotale e il posizionamento delle restanti componenti della protesi. Rispetto alle precedenti metodiche questo intervento si presenta di maggiore complessità e gravato da un maggior numero di complicanze. È però l’intervento che a tutt’oggi comporta la maggiore probabilità di successo sulla incontinenza e rappresenta il trattamento principe nelle incontinenze medio gravi.